Leggiamo sul vocabolario online di Treccani:
«Pianta legnosa delle lorantacee (Viscum album), alta di norma una cinquantina di centimetri. […] È largamente diffusa la tradizione di appender[la] nelle case o di regalare un ramoscello […], in segno di augurio, in occasione del Natale o dell’Anno Nuovo».
Dietro questa descrizione si cela la parola della settimana, nonché una pianta di cui sono adorne molte case nel periodo natalizio: il vischio.
Sono tantissime e davvero “favolose” le leggende che accompagnano la storia di questa pianta.
Ad esempio, in molti film di Natale abbiamo assistito alla scena del bacio sotto il vischio. Questa tradizione deriva da una leggenda scandinava associata alla dea Freya, una delle spose del re Odino.
Si tramanda che Loki, figlio cattivo del re Odino, fosse invidioso di Baldr, figlio buono e bello della dea Freya. A Baldr era stata concessa protezione rispetto a tutti gli elementi naturali e le piante, eccetto il vischio. Così Loki gli scagliò contro un dardo di vischio e lo uccise.
Affranta dal dolore, Freya pianse sul cadavere del figlio; le sue lacrime, a contatto con il vischio, si trasformarono in bacche bianche e riportarono in vita Baldr. Da allora la dea Freya ringraziò con un bacio, chiunque passasse sotto l’albero del vischio.
Di questa pianta è ricca anche la tradizione classica. Nella Naturalis Historia, Plinio il Vecchio racconta l’importanza del vischio per le popolazioni celtiche e per i Druidi (i sacerdoti). Scrive Plinio:
«Nihil habent Druides[…] visco sacratius», cioè: «I Druidi non hanno nulla di più sacro del vischio».
Questa pianta, infatti, veniva utilizzata nei riti sacri e nei sacrifici, come simbolo propizio, ed era considerata omnia sanantem: una pianta «che risana tutto».
Sacra o leggendaria, ornamento o regalo, il vischio invita a baciare i nostri cari. Questo è ciò che conta. Questo è il nostro augurio di buone feste!