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L’immigrazione non riguarda solo un foglio di carta – Sono razzista ma

«Fino a quando non si ‘strapperà’ questa banconota, che in realtà è una manetta nei confronti dei popoli africani, noi potremo continuare a parlare a lungo di porti aperti o porti chiusi, ma le persone continueranno a scappare, a morire in mare, a cercare altre rotte e a provare a venire in Europa».

(Alessandro Di Battista sul Franco CFA),

I Cinquestelle hanno avuto negli ultimi giorni il merito di portare al centro dell’attenzione mediatica un problema vero che riguarda l’economia africana, ma come al solito l’hanno fatto da una posizione parziale e per giustificare o insabbiare l’orrenda politica italiana ed europea sugli sbarchi.

Per molti anni l’Africa ha visto i suoi figli scappare dalle malattie, dalla mancanza di acqua potabile, dal cibo quasi inesistente e dalle condizioni climatiche atroci che non offrivano alcun miraggio di sopravvivenza. A questa lista si aggiunge la difficile situazione economica da risolvere e l’infinita presenza di guerre interne e fratricide.

Oggi in Africa non esiste una parte, anche la più piccola, che non sia in guerra o che non rischi un conflitto interno: Camerun, Burkina Faso, Zimbabwe, Repubblica Centrafricana, Ciad, Sudan, Somalia… Il continente si sta svuotando dei suoi figli i più giovani e forti e rischia di finire in fondo al Mediterraneo per raggiungere le coste europee.

Oltre all’eterno sogno del grande eldorado “Europa”, lo sfruttamento senza fine dell’Africa svuota le ultime speranze della sua popolazione. La vecchia colonizzazione ha effetti socioculturali ed economici devastanti e prolungati. Penso alla “France-Afrique” e alla sua moneta  (FCA), una delle forme di dominazione che impedisce di fatto ai rari paesi che possono ancora farlo di svilupparsi.

Il mio paese, il Senegal, è un esempio molto tangibile di tutto questo. La Repubblica del Senegal è un piccolo paese dell’ Africa occidentale, con una popolazione molto giovane e crescente, vede oggi la sua economia sempre in difficoltà di fronte ai concorrenti, i giganti del mondo che lo stanno via via spogliando tutte le sue ricchezze per la globalizzazione de due pesi e delle due misure, e al grande svantaggio della sua moneta garantita dalla Francia.

*in cover un’illustrazione di Paola Rollo
Ablaye Seye

Ablaye Seye, classe 1991, vive in Italia dal 2009. A Dakar ha studiato alla Scuola di Amministrazione Pubblica, mentre a Lecce si è diplomato come tecnico grafico pubblicitario per poi dedicarsi agli studi di Scienze politiche e Scienze sociali. Gestisce a quattro mani con il direttore Andrea Aufieri la rubrica "Sono razzista, ma".

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