Il Covid-19 non è ancora un lontano ricordo, la prudenza deve restare alta e proprio perché il comportamento del virus non è stato ancora compreso del tutto, è ragionevole aspettarsi una seconda ondata. Il paese, però, è più preparato e lo stesso dovrà fare tutto il mondo, perché le dinamiche globali di sfruttamento ecologico lasciano pensare a una vera e propria epoca delle pandemie. Un piccolo e non esaustivo compendio del pensiero dell’epidemiolgo Pier Luigi Lopalco, responsabile del Coordinamento regionale per le Emergenze epidemiologiche in Puglia.
Professore, è questo un momento in cui possiamo stare più sereni in tutta l’Italia, dopo i mesi che abbiamo vissuto?
La prima ondata è passata, possiamo starne certi ed è un dato di fatto. Viviamo decisamente il momento più tranquillo da quando è avvenuta la trasmissione del contagio.
Possiamo stare tranquilli anche guardando all’indice di contagio dopo l’applicazione delle misure di contenimento, quel fattore Rt che ha sostituito l’R0?
In questa fase anche la stima del valore Rt serve a poco, se non a nulla, perché i dati riguardano pochissimi casi relativi agli screening effettuati e a piccoli focolai che si sono accesi sporadicamente. Si tratta di un valore che in questa fase della pandemia non ha senso misurare.
E come ci dobbiamo rapportare di fronte allo “spauracchio” degli asintomatici?
Il problema degli asintomatici esiste, ma è meno pericoloso rispetto a chi mostra i sintomi, che è decisamente più contagioso. Chi ha i sintomi del Covid-19 esprime cariche virali più alte ed è più importante tenerlo sotto controllo, da un punto di vista epidemiologico. C’è anche da dire che una circolazione molto bassa del virus tra soggetti asintomatici ha un effetto limitato, perché le persone senza sintomi non gravano sulla situazione sanitaria.
Tra le misure di contenimento e tracciamento, la discussa app “Immuni” potrà essere utile? Non è stata disponibile un po’ troppo tardi? Si può dire, in effetti, che sia utile più per l’eventuale seconda ondata, e questo ne depotenzia gli effetti.
Sulla tempistica le faccio presente che l’Italia è stata la prima a usare quest’app in Europa. “Immuni” resta uno strumento importante per potenziare le attività di tracciamento: l’app traccia chi ha già avuto un referto positivo, per cui il sistema invia un messaggio per avvisare chi è entrato in contatto con i positivi, e quest’ultimo dovrà prendere determinate precauzioni stabilite a livello istituzionale.
Lei insiste sempre molto sulla prevenzione. A che punto siamo con il potenziamento dei Dipartimenti di prevenzione delle Asl regionali?
Si cerca di arrivare allo standard di una persona ogni diecimila abitanti che sia dedicata alle attività di tracciamento. Questo è lo standard che in tutti i dipartimenti si sta cercando di raggiungere ed è un’ottima cosa che tutte le Regioni stiano spingendo per raggiungerlo, per aumentare le attività di tracciamento.
C’è un’atteggiamento collaborativo tra le Regioni?
Lo standard è tra gli indicatori messi a punto dal Ministero della Salute per contrastare il Covid-19 e mi sembra che le Regioni siano altamente motivate a raggiungerlo. In puglia siamo a 0,8 rispetto a 1, un po’ sotto, ma vicini.
Dopo la riapertura totale, e senza aver dedicato troppo tempo a progettare i comportamenti sociali utili e a favorirli, come sarà opportuno comportarsi, secondo lei? Le immagini di assembramenti, quelli visibili della movida nelle città, ma anche cose che vediamo meno, come le attività nei luoghi di produzione, fanno pensare.
Occorre senz’altro più prudenza, almeno finché non avremo la certezza che il virus non stia aumentando l’attività. Se questa dovesse restare bassa, senza dare segni di ripresa, possiamo stare davvero più tranquilla. Al momento, però, direi che la prudenza deve essere massima.
La valutazione dei dati sull’attività del virus resta sempre intorno ai quattordici giorni?
È un’indicazione media, ma spesso per i risultati bisogna aspettare anche di più.
Quanto è verosimile l’ipotesi di una seconda ondata?
Esiste una concreta possibilità, non possiamo quantificarla perché non conosciamo bene questo virus e ci basiamo sui comportamenti di virus simili in passato.
L’Italia ha imparato qualcosa dalla grave crisi sistemica che la pandemia ha evidenziato?
Sicuramente, sia dal punto di vista della predisposizione degli ospedali, che nel rafforzamento dei servizi territoriali, ora più preparati e pronti nell’attività di sorveglianza e contenimento.
Eppure la popolazione è stata come minimo confusa dal dibattito e dalle dichiarazioni di scienziati anche molto stimati, come lei, perché è sembrato si contraddicessero e che ciascuno smentisse le dichiarazioni dell’altro.
Credo che i media abbiano offerto una rappresentazione errata di quello che è un normale dibattito scientifico, da aggiungersi a una scarsissima capacità del cittadino medio italiano nel comprendere come “ragiona” la scienza, producendo, dunque, la confusione nel distinguere tra un’opinione personale e una certezza scientifica. Per cui qualcuno ha espresso opinioni, magari non spiegandosi bene o quanto meno senza specificare che le sue erano, appunto, opinioni personali. Il dibattito scientifico avviene sulle riviste, ai congressi e nella pubblicazione dei dati.
Uno sguardo al futuro. Di recente, ospite alla trasmissione Agorà, di Raitre, lei ha detto che è molto probabile che stiamo entrando in una vera e propria epoca delle pandemie. Lo stesso David Quammen, autore nel 2012 del saggio “Spillover”, che aveva ipotizzato le condizioni verificatesi sul serio quest’anno, in un’intervista ad aprile dichiarava che: «quando finiremo di preoccuparci per questa, dovremo già preoccuparci della prossima» pandemia. Può spiegare cosa sostiene una visione così drammatica?
Bisogna fare attenzione ed essere preparati per l’arrivo eventuale di una pandemia. Di cosa e quando non è facile dirlo, le pandemie sono imprevedibili, ma potrebbe essere un salto di specie (zoonosi o spillover) o la mutazione del comportamento di un virus. Visto quello che succede e le dinamiche anti-ecologiche messe in atto in modo intensivo da parte dell’uomo, non è escluso che potremo vedere altri virus pandemici.