Lo scorso 27 ottobre si è preclusa l’opportunità di avere per ora una legge contro abilismo e omotransfobia. Il provvedimento è stato sottoposto al meccanismo detto della “tagliola”, come previsto dall’art. 96 del Regolamento del Senato, con 154 si, 2 astenuti e 131 no.
Si tratta del “non passaggio all’esame degli articoli” che, come dichiara la Presidente Alberti Casellati accettando le istanze delle destre e sottolineando i precedenti, può avvenire con votazione segreta, eventualità che ha fatto emergere franchi tiratori non prevedibili con votazione palese, vista l’approvazione di un anno fa alla Camera dei Deputati da parte di quelle forze che avrebbero avuto anche nell’altro ramo la maggioranza per farlo approvare.
Con i passaggi parlamentari sulla legge di bilancio, l’elezione del Presidente della Repubblica all’orizzonte e le turbolenze tra le forze politiche, un provvedimento del genere non riuscirà certamente a vedere la luce entro la legislatura, come si evince anche dalle dichiarazioni dei maggiori leader politici sulla votazione.
Partendo un da post di Filippo Rossi, leader del movimento “Buona destra”, che dall’Huffington Post rimprovera alla classe politica contemporanea di ridursi a tifoseria da stadio su ogni argomento, è interessante una riflessione che, al di là della cattiva abitudine della politica di abdicare alla funzione di mediazione, alla luce delle scene viste all’esito della votazione parlamentare riguarda l’art. 54 della costituzione, dove “disciplina” ed “onore” della classe politica che attualmente siede nelle aule parlamentari sono ridotte al minimo.
Tale clima non fa altro che aumentare il rammarico dei soggetti portatori delle istanze di tutela, come le persone disabili. Graziano Rossi, attivista ed editore del periodico Ghigliottina, osserva come «la bocciatura del Senato al Ddl Zan non è solo uno schiaffo nei confronti della comunità Lgbtqi+ e delle persone con disabilità, ma segna anche un solco profondo tra chi crede che i diritti debbano valere per tutti i cittadini e chi pensa che l’odio possa proliferare, anche dal punto di vista del linguaggio. Vedere senatori contrari a questa proposta di legge festeggiare sbraitando e utilizzando cori da stadio è stato un pessimo spettacolo per le Istituzioni, e i molteplici post social successivi al voto sanno di scherno, che di fatto darà ancora libertà di discriminare».
Carmelo Comisi, portavoce della rete del Disability Pride Network, sulla vicenda dichiara a Sinapsimag che «la votazione che ha bloccato in Senato i lavori sull’approvazione del ddl Zan risulta un passo indietro per la democrazia e per il sistema di tutele che questo provvedimento rappresenta. Va da sé che tale norma risulta importante per il mondo della disabilità per punire gli atteggiamenti abilisti. Anche se nel complesso quel provvedimento risultava meritevole di migliorie. Nonostante molte forze politiche rimproverano di essere stati troppo intransigenti nella ricerca di un compromesso per portarlo ad una sicura approvazione, secondo noi l’ostruzionismo e la mancanza di volontà ad approvare queste norme è un atteggiamento sbagliato, perché si tratta comunque di un provvedimento per affermare maggiore tutela per i diritti di certe categorie di persone, come appunto i disabili, spesso soggetti a crimini d’odio come dimostra la cronaca».
In conclusione è doveroso porre l’accento ancora una volta sull’incapacità dei mezzi di informazione di assimilare la pienezza sulle opinioni dei portatori di certi diritti, con scarsissimo interesse di media e commentatori all’opinione del mondo delle disabilità, che ora teme un riemergere del sentimento abilista anche con atteggiamenti violenti verso persone che soffrono ancor di più per la mancanza di uno strumento di tutela efficace contro i crimini d’odio.