Quando in Italia si parla di droga e tossicodipendenza, complici molte suggestioni da fiction televisiva, si rischia sempre di accendere un dibattito aspro, spesso lontano dalle questioni autentiche legate al tema. La salute di chi assume droghe e la consapevolezza dei livelli di cittadinanza sono a distanza siderale dai toni del confronto pubblico. Di seguito si tenterà di restare nel succo delle problematiche annesse al macrotema delle droghe, cambiando però prospettiva. Ci si porrà dal punto di osservazione del fenomeno di chi la questione la affronta in prima persona.
Ogni anno viene presentato, in occasione della Giornata mondiale sulle Droghe del 26 giugno, il Libro Bianco sullo stato della tossicodipendenza in Italia. Si tratta di un rapporto indipendente sugli effetti del Testo Unico sugli stupefacenti, sul sistema penale, sui servizi e sulla salute delle persone che usano sostanze. L’iniziativa si colloca nell’ambito della campagna internazionale di mobilitazione Support! don’t Punish, che chiede politiche sulle droghe rispettose dei diritti umani e delle evidenze scientifiche.
Nel rapporto sono presenti delle riflessioni sul sistema dei servizi e approfondimenti sulla riduzione del danno. Vale la pena pertanto approfondire questi aspetti con una delle realtà promotrici del rapporto assieme a Forum Droghe, partendo da uno slogan: “niente su di noi senza di noi”. Usato nel movimento delle persone con disabilità sin dagli anni Novanta, è ripreso da ItaNPUD APS, un’associazione di consumatori consapevoli di sostanze psicoattive. Impegnata per la tutela dei diritti degli assuntori di droghe, l’associazione è parte della rete informale europea EuroNPUD, a sua volta confluente nell’organizzazione americana International Network of People Who Use Drugs, INPUD, che rappresenta tali istanze anche presso l’ONU.
Presentazione del Manuale di sopravvivenza in uno Stato proibizionista
Ma diamo alcuni riferimenti sulla cosiddetta riduzione del danno. Quando perseguìta come politica di tipo sanitario, sottraendo la questione del consumo di sostanze alla gestione dell’ordine pubblico – notoriamente di competenza del Ministero degli Interni – porta a risultati sociali confortanti, come raccontato nel novembre 2020 da Internazionale a proposito dell’esempio del Portogallo, primo paese europeo ad aver depenalizzato il consumo e il possesso di qualsiasi droga. Da qui, occorre necessariamente porre dei cardini attorno a quali far ruotare il mutamento culturale verso questo tema. In questa direzione va l’iniziativa promossa da ItaNPUD, ovvero la scrittura di un manualetto contro lo stigma su coloro che usano droghe. Nell’ambito delle giornate di “Support! don’t Punish”, il 27 giugno a Roma ItaNPUD ha presentato il “Manuale di sopravvivenza in uno stato proibizionista”.
Daniele Lauri, autoritratto
Daniele Lauri, del direttivo dell’associazione, spiega che «il manuale nasce dall’esigenza di contribuire a cambiare linguaggio, approccio, mentalità sull’uso di sostanze. Siamo convinti della necessità di dover essere noi consumatori a dover riscrivere questa cultura figlia del proibizionismo che ha seminato stigma e ignoranza. Questo manuale è un patrimonio collettivo di chi consuma con l’invito a scrivere nuove pagine, soprattutto abituarci a narrare noi per primi le droghe fuori dalla logica e dalla narrazione proibizionista. Vi è la consapevolezza che più subiremo passivamente questa narrazione, più continueranno a passare come ineluttabili le conseguenze drammatiche del proibizionismo: criminalizzazione dell’uso, mercato in mano a speculatori di ogni tipo, stigma e scarsa tutela della salute». A margine dell’iniziativa Daniele si chiede «cosa spinge una persona mediamente sana come mi ritengo io a denunciarsi pubblicamente evidenziandosi come consumatore in un paese proibizionista? Le persone con un passato di attivismo e militanza ritengono che, così come le persone con disabilità e i movimenti dei diritti gay, ci sia uno stigma della nostra società verso varie categorie. Occorre dare finalmente voce agli stessi consumatori per deporre le armi della guerra alle droghe e pensare a politiche serie di riduzione del danno e ambire ad una convivenza pacifica con delle persone che restano cittadini e portatori di diritti come tali».
Ma come agisce ItaNPUD? «Già dalla sua nascita», ci spiega il presidente Alessio Guidotti, «abbiamo svolto attività di informazione, come nelle stanze del drop in dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino. In quel progetto eravamo impegnati nella formazione su l’uso iniettivo di droghe in modo sicuro, al fine di sviluppare la consapevolezza nei consumatori , grazie anche all’aiuto di personale sanitario specializzato».
Copertina del “Manuale di sopravvivenza in uno stato proibizionista”
Veniamo dunque all’aspetto della consapevolezza. Il suo livello – denunciano da ItaNPUD – è molto basso sul tema del consumo, ma preoccupante è anche rispetto alla dimensione dei diritti. Prosegue Guidotti, «è ancora minore sul fatto che siamo persone che sono portatori di diritti, quotidianamente e costantemente discriminate con delle leggi criminogene». Secondo la normativa, infatti, vigono delle sanzioni amministrative che «risultano dannosa nel modello italiano peggio di una carcerazione», continua Alessio Guidotti, denunciando ad esempio il sequestro delle patenti di guida. Conclude infine sull’aspetto evidenziato in questa sede, ovvero la riduzione del danno, indicata oramai come strada maestra per dettare un paradigma anche rispetto alla tutela dei diritti civili e sociali di chi fa uso di droghe: «è l’approccio con chi consuma in una maniera non giudicante. Tale riduzione consiste nella fornitura di strumenti e supporto con un approccio scevro da ogni stigma, senza entrare nel merito del consumo».