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Cannabis light e usi legali della canapa, tra pregiudizi e proibizionismo

Il recente caso di Walter De Benedetto e le manifestazioni delle destre sui test antidroga, rilanciano in questi giorni la discussione sulla cannabis e i suoi usi, con sfumature da tifoseria, mostrando sempre aspetti parziali della questione. Ma il settore della canapa è caratterizzato da usi che non hanno nulla a che vedere con sostanze psicoattive e sono molteplici i prodotti in ogni settore che questa pianta può offrire, punto questo che attira l’attenzione di numerosi imprenditori attratti dalle possibilità di guadagno che la pianta più usata e bistrattata al mondo garantisce, come insegna l’esempio statunitense. Su questo tema abbiamo intervistato Mirco Finesso, imprenditore quarantenne del Padovano, che da circa tre anni ha investito nel settore con il portale “oasidellacanapa.com” specializzato nella commercializzazione di vari prodotti a base di canapa.

Quanto è difficile in Italia investire nel settore della canapa?

Con le norme in vigore è veramente difficile programmare un investimento in questo campo, anche perché si ha tutti contro. Difficoltà vi sono addirittura sul web, dove è impossibile attuare una semplice campagna di marketing. I gestori di carte di credito e i colossi della rete, nonostante la cannabis light sia legale, la interpretano come “droga”, con forti limitazioni sulla possibilità di sponsorizzazione. Siamo arrivati al punto in cui i corrieri si schierano con le policy censorie dei big di internet, rifiutando la consegna degli ordini.

Quanto pesa il pregiudizio verso la cannabis causato dal proibizionismo nel nostro Paese?

In Italia, se ci raffrontiamo ad altri stati europei come Spagna e Olanda, siamo molto indietro nell’assimilazione culturale e nell’inserimento nel sistema economico di questa pianta, anche, addirittura, se consideriamo la versione terapeutica. Parlando con le persone riscontro che vi è confusione e viene spesso percepita come droga. Il quadro muta per chi si avvicina al consumo e la differenza è ben chiara, con un’elevata consapevolezza sulla bontà e l’utilità dei prodotti a base di canapa.

Si è registrato un aumento del consumo di cannabis light durante il lockdown. Vale anche per la tua esperienza?

Si, non appena si è dichiarato il lockdown per il coronavirus c’è stato un boom di richieste. Da marzo a giugno 2020 ho registrato settimane di lavoro molto intense, addirittura quintuplicando le vendite. La mia esperienza basata sulla commercializzazione via internet è stata confermata anche da molti colleghi nei negozi fisici. Ma via via quest’onda lunga si è ritirata e nella seconda metà dello scorso anno sul mio sito le transazioni sono tornate alla normalità. Nel 2021 registriamo un calo.

Come mai negli ultimi mesi registri questa crisi?

Il calo di vendite lo posso sicuramente imputare alla legge poco chiara e punitiva, fattore che come spiegavo prima non aiuta un sereno investimento. Ma anche perché i produttori di canapa, gli stessi agricoltori, tramite i social vendono il loro prodotto direttamente ai consumatori, eludendo così la relativa tassazione. Il prezzo anno per anno sta calando in maniera vertiginosa ed è quasi dimezzato dal 2016 (anno della legge di settore, n. 242/2016, nda).

Canapa non vuol dire solo infiorescenze. Quali sono gli altri usi che questa pianta offre?

Nel settore alimentare, anzitutto: si va dalle farine alla pasta, dall’olio alle tisane. Si tratta di prodotti di qualità, con elevate proprietà nutritive e tutti rigorosamente bio. Per quanto riguarda le infiorescenze cerco di adattarmi in modo più aderente possibile alla legge, specificando già nella home del sito quali sono i limiti che le norme dettano in materia. Ma parimenti miro agli altri benefici che derivano dall’impiego della canapa, come i prodotti biodegradabili per la pulizia dei tessuti o al settore edile, con prodotti biocompatibili per la tinteggiatura.

Quali, da imprenditore, i tuoi auspici per il futuro del settore in Italia?

Fino a quando potrò, sicuramente non demorderò, anche perché credo fortemente in questa pianta e nei suoi derivati. Spero che si ponga fine all’ambiguità attorno alla canapa, perché da un suo inserimento nell’economia e da una corretta regolamentazione dei suoi usi possono derivare numerosi posti di lavoro, auspicando nuove opportunità per l’intera economia italiana.

*in cover foto di Kimzy Nanney su Unsplash
Redazione

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